Pane + Formaggio = 14
Un’altra favola, meno conosciuta, con un titolo matematico: Quattordici. Viene dalle Marche ed è stata raccolta prima da Antonio Gianandrea (1878), poi da Italo Calvino in Fiabe italiane (Einaudi, 1956).
A cura di Alberto Capatti
Tredici erano i figli maschi di una famiglia di agricoltori, fin che non se ne aggiunse uno che prese nome e numero. Era una fortuna perché quel numero, a tavola, a casa, in giro, per ragioni evangeliche era segno di sfortuna, e la letteratura, anche gastronomica, se ne era occupata. La mamma che provvedeva al nutrimento della famiglia, li manda ogni giorno tutti al lavoro, a zappare, con un conforto affidato all’ultimo, il più piccolo che per ora deve solo aiutare i fratelli, assisterli portando loro il cibo nei campi:
"Gli diede un cesto con quattordici pagnotte, quattordici forme di cacio e quattordici litri di vino; e Quattordici andò. A metà strada gli prese fame e sete e mangiò tutte e quattordici le pagnotte e le forme di cacio e bevve tutti i litri di vino."
Il seguito, campi zappati da lui solo, con forza moltiplicata, ed una discesa all’inferno, terra e sottoterra, con un ritorno carico di 14 bigonce d'oro, non parla di un preciso formaggio. Del resto, di qual sorta poteva essere? pecorino di Rocca Monte Vèrmine o di Monte Rinaldo o di Ripatransone (Ascoli Piceno)? oppure, sempre di pecora, del formaggio bazzotto (Pesaro Urbino) fra il duro e il tenero? Difficile esprimersi e se 14 forme sono citate, questo significa che c’erano pecore da latte, e la mamma lo faceva nella fattoria, così come, da supporre, il pane. Il vino era del papà, che è citato solo di sfuggita. Questa è la formula della fiaba: Pane + formaggio = energia. Moltiplicatore esponenziale della forza è il formaggio, che garantisce anche il peso ed infatti i grassi vengono a mancare ai tredici fratellini che, soppiantati dall’ultimo, ipernutrito, sono destinati a divenir “magri come acciughe".
C'è una chiave nascosta, magica, in questo pane e formaggio ed infatti apre le porte dell’inferno e permette a 14 di arricchire sé e la propria famiglia. Esso infatti non nutre solo il corpo, braccia e gambe, ma anche l’intelletto e la sagacia grazie alla quale il contadinello si munisce di una tenaglia e taglia la lingua a tutti diavoli, ammutolendoli, uccidendoli. Mentre il carbonaio di Perrault è un puro pretesto, favoleggiato dal principe al Re suo padre, per nascondere la visita alla sua bella addormentata nel bosco, lo zappatore alla quattordicesima potenza fa parte di una realtà campagnola ben nota ai marchigiani che vedono negli uomini nei campi, con la zappa, una forza tale da rovesciare il sopra e il sotto, da trasferire le ricchezze del sottosuolo, dell’Inferno, alla luce del sole. Con il pecorino, assaggiato, divorato da quel diavolo di Quattordici, potrete forse anche voi…