I toast sono panini italiani o no?
I toast sono panini italiani o no?
La questione è controversa già dai tempi del "Dizionario moderno" di Alfredo Panzini, dal 1905, che riportava la voce inglese con il significato di brindisi, e continuava:
“Questa parola Toast vale letteralmente tostato cioè fetta di pane abbrustolito che solevasi inzuppare nel bicchiere, propinando.”
Un uso perso, sostituito nel secondo dopoguerra dalla “coppia di fette di pane a cassetta sovrapposte, variamente farcite e tostate” (Dizionario enciclopedico,1961).
Origine inglese che il ricettario di Alberto Rossi insidia e parzialmente cancella, farcendo le fette con… La prima fotografia, a pagina quattro, senza testo a fronte, suggerisce salame crudo, asparagi e (forse) provola, quindi farcia italianissima, e quasi subito dopo, dopo il grande classico con prosciutto cotto, fontina e burro, viene la coppia parigina, sposata e fedele, croque monsieur e croque madame.
Lasciando da parte la vexata quaestio – con pane bianco, mozzarella di bufala, insalata rossa e pesto genovese è Italia, mentre con pane nero di segale, uovo in camicia, spinacino e avocado, è out – ritorniamo al ricettario che parla due linguaggi, la scrittura e la fotografia, quest’ultima non corredo dell’altra, ma voce autonoma ed enigmatica quando bisogna identificare, fra le due fette abbronzate aperte come labbra, il culatello, il tosone e la giardiniera (pagina 68). Una struttura solida, costruita con i pani (bianco, integrale, multicereali, nero di segale, brioche) e gli ingredienti, il primo in ordine di prescrizione il prosciutto cotto e l’ultimo le mandorle, ricetta + foto, destinata ad un pubblico italiano, senza grilli localisti o regionali, che nel toast vede la confluenza e la combinazione di prodotti italiani, pochi dei quali, come il tosone, di non facile reperimento. È anche il libro per giocare, cominciando dal toast in copertina, e finendo con i quattro in quarta di copertina, l’ultimo con fiori gialli e viola da sfilata di moda, e poi da mettere in pratica, memorizzando a poco a poco ingredienti e preparazione, senza perdere di vista il calore che la tostatura colora, trasmette e rammenta. E’ il tasto giusto, lo stato dell’opera, a voler procedere per anagrammi!