Il panino fantasma
Con il Covid19, la chiusura di scuole, negozi, ristoranti e fabbriche, il panino si è sdoppiato in un fantasma, che riappare dietro insegne che lo nominano e lo ricordano, che si materializza consultando app e siti, e in un nuovo oggetto casalingo, nato dalle circostanze.
A cura di Alberto Capatti
La mobilità che era una delle sue caratteristiche d’uso – il panino viaggia, ristora chi si sposta – e l’immediatezza, in quanto rappresentava cento offerte diverse da cogliere al volo, diventano valori inattuali, e lui, il fantasma, lo si ritrova nelle case, in cucine in cui i tre pasti giornalieri sono la norma, e tagliare un pane in due e farcirlo appare un atto frugale e nostalgico riferito al passato. Come paninare, fra fratelli e genitori, o imporre loro un pranzo di pane tagliato a metà … in queste case chiuse?
Il panino fantasma continuerà la sua nuova vita anche dopo le delivery e dopo le prime riaperture perché è profondamente mutato il rapporto con il passato, con il lavoro stesso che ha subito la prima grande rivoluzione mediatica. Lo spazio è quello riconfigurato, metro per metro, e il tempo, già misurato dalla diffusione del virus, continuerà a farsi carico di ipotetiche contaminazioni, ipotizzando un futuro in cui le crisi ambientali cedono la priorità all’uomo e ai suoi agenti patogeni. Suppongo allora che entro in un locale del Panino Giusto, trovo un tavolo, mi siedo, ordino un Siciliano e un calice di bianco fermo, e mi guardo intorno e vedo tavoli distanti e commessi riguardosi, o meglio obbedienti a nuove discipline, e, dal primo morso il Siciliano non è quello di prima, ne è la rinascita, ed il vino pure.
Sono a casa, da due mesi lavoro al computer, tutto il giorno, e le mie pause hanno una cucina e un frigorifero accanto, e devo solo fare dieci passi per entrarvi e mettervi mano. Questa situazione muterà, ma non ci sarà allora un rimpianto del tempo dell’emergenza, della dislocazione che ci ha recluso nella nostra stessa abitazione ? Decidiamo allora che il tempo-covid, paragonato a guerre o epidemie del passato, ha segnato un'epoca e l’inizio del terzo millennio, e dopo di esso dobbiamo ripensare tutta la vita, e la nostra nutrizione. Il panino potrà liberarsi dal suo essere un fantasma, rinascendo in forme, consistenze, sapori nuovi, sempre più condivisi da chi produce e consuma, sempre più attuali. L’atto nutritivo è stato oggetto di analisi, nelle case, e la sua ragion d’essere non potrà essere più quella di allora, né l’immediato futuro qualificarsi come un ritorno puro e semplice al passato prossimo.
Come svelare quel fantasma? Rinunciando a ogni ipotesi di ritorno, ripartire dal pane e progettarlo tagliato o no, accoppiato secondo regole nuove, nate dalla memoria del Covid, dalle case chiuse, dalla rete mediatica e da persone desiderose di immaginare altro. Secondo passo, riconnettere il Panino Italiano con il sistema alimentare globale, rilanciando il suo ruolo critico. Farsi un panino è sempre stato, in Italia, un atteggiamento di rottura con le discipline nutritive, con la famiglia e la sua gestione culinaria. Ne terremmo sempre conto e quando lo addenteremo, ci sembrerà per un attimo di essere due, io e il fantasma che mordiamo un traidue.