TUTTO E' NATO DA UNA CRESCENZA AL RETROGUSTO DI NOCCIOLA
Roberta Schira è autrice di una decina di libri, giornalista e critica gastronomica per il Corriere della Sera e altre prestigiose testate italiane e estere. L’ho intervistata perché per lei il panino non è una scelta di ripiego ma ha tutti i titoli per essere considerato una composizione gastronomica di tutto rispetto.
D. A che cosa associa la parola Panino?
R. A una coccola, una coccola a me stessa, da farsi con sapienza.
D. Il suo primo ricordo legato a un panino?
R. Mio papà era socio di un caseificio a Crema, al caseificio era annessa una latteria dove grazie a lui ho cominciato ad affinare il mio gusto. In quella latteria profumata mi aspettava, da bambina, una fetta di pane spalmata di crescenza freschissima, mio papà mi spiegava che quella buona doveva avere un retrogusto di nocciola…
D. L’ultimo panino che ha mangiato?
R. A Firenze dove mi trovavo per lavoro a un convegno, ho pranzato con una focaccia farcita con finocchiona
D. Un panino che non mangerebbe mai?
R. Quello che mi fa sentire imbrogliata: quando vedo che ha il bordo del prosciutto secco, la verdura esanime, insomma mangio solo quelli preparati al momento, fatti su misura.
D. Il panino italiano è diverso dagli altri, perché?
R. Perché è un’associazione positiva di termini, richiama le radici, fa sentire rassicurati e trasmette immediatamente una straordinaria quantità e qualità dei prodotti che potrebbe contenere. Il panino italiano anche con due soli ingredienti giusti costituisce un pasto vero. Non è un’alternativa a un pasto, è una prima scelta.
D. Una ricetta di panino ambasciatore del made in Italy?
R. Ventresca di tonno, pomodoro camone sardo, sale di cervia, olio evo siciliano, mozzarella di bufala, in una croccante ciabatta.
D. Il panino tra 20 anni?
R. Composto secondo la consapevolezza del consumatore, sempre più tailor made, forse, addirittura, lo si potrà farcire da soli.
D. Se lei fosse un panino?
R. Sarei in parti uguali raffinata e pop, materna e sexy: una ciabattina fragrante fatta con lievito madre, abbondante prosciutto di Praga, uno strato di patè e uno di quella indimenticabile crescenza col sapore di nocciola…