Il pane ora
Il panino ha posto il pane al centro di ogni combinazione di ingredienti e l’ha tradotto in forme, oggetti, colori ed arte.
A cura di Alberto Capatti
Vogliamo dunque immaginare un futuro in cui abbia una nuova centralità nel sistema alimentare, e lo ritroveremmo in locali che hanno il pane come simbolo e sostanza.
Tutto è pane nel menù e vediamo ad un tavolo un signore che lo intinge in un bicchiere di vino, e ad un altro una coppia, lui con una minestra e lei con una fetta di torta, e ad un terzo due giovani che hanno appena divorato, uno il siciliano e l’altro il traidue.
Esistono limiti all’offerta?
Non è una pizzeria e nemmeno una piadineria, anche se la morbida focaccia, tagliata in più versi, può figurare ricreando gli avventori che la mordono.
Se Phaidon ha riproposto bread is gold, il pane è oro, con chef famosi, vediamo invece il pane rinascere da vecchi usi domestici e ritrovare una sua vitalità nella cucina di un locale senza stelle, con panate e panade, contro il mondo della pasta, ed avere, contemporaneamente, nel panino una sua declinazione artistica e modaiola, al centro di una offerta in cui le mani afferrano il cibo, lo avvicinano ad occhi e bocca, se ne deliziano.
Tutto poi si può sparpagliare e scatole di cartone permettono di asportare una fetta di torta di pane, e a domicilio arriverà una gamma di panini e tramezzini, per una festa fra amici.
In questo epicentro, antico e ben presente, il pane, ritroviamo, dopo mesi oscuri ed una timida rinascita, la nuova ragione di nutrirci tutti.
Credits: Photo by Vicky Ng on Unsplash