La chistorra di Roncisvalle
Un racconto di panini, strade e gioia di vivere
Di Daniela Guaiti
Roncisvalle è la prima tappa del Cammino di Santiago. Roncisvalle è la porta della Spagna. Roncisvalle è verde, come gli alberi, come i prati, come i sogni, almeno i miei. L’ultima volta che ci sono stata (sono già passati sei anni, troppi), il sole era velato, l’aria era umida, fresca, anche se era agosto. Ma il verde era quello degli smeraldi. Abbiamo passeggiato nell’erba bagnata, ho spiegato alla mia bambina tante cose, forse non tutte precise. Le ho raccontato di battaglie e pellegrini, di santi e guerrieri. Lei mi guardava, con gli occhi di due anni spalancati come finestre, come spugne che assorbivano tutte quelle storie e che si impregnavano di tutti quegli odori. Il periodo passato era stato difficile, pesante, ma adesso eravamo lì, tutti insieme, e solo quello contava. Avevo passato il confine, una nuova strada iniziava. La croce, la collegiata, i turisti, i pellegrini, una passeggiata. E poi una pausa, per un panino. All’aperto, guardando il prato mentre il sole finalmente si rivelava in tutta la sua forza estiva, e il verde era ancora più verde. «che cos’è la chistorra?», chiedo al cameriere. «Una salsiccia locale, saporita». Mi assicuro che sia priva di aglio (sono allergica), faccio il giro degli ordini: panini al formaggio, al prosciutto, ma io voglio provare la chistorra. Arriva finalmente il sospirato panino, caldo e fragrante e… ammorbidito da una spalmata di pomodoro e da un filo di olio. «Ma perché ci hai messo il pomodoro? Non l’avevo chiesto», anzi, sono anche un po’ risentita. Il cameriere risponde «porquè me gusta mejor». Assaggio. Delizioso. Squisito. Guardo il sole, guardo la mia famiglia, guardo il prato e la strada che si stende davanti a noi. Sento il pomodoro addolcire la forza della salsiccia, sorrido. Sono felice. Davvero. E capisco che a volte bisogna lasciarsi guidare da chi ne sa di più. Si tratti di panini, di viaggi o di vita.