I panini semi seri: il panino della mamma (o della nonna?)
Il titolo dubbioso dipende esclusivamente dalla mia età.
C'era una volta il boom demografico, una dignitosa povertà, molte speranze e un residuo culturale di campagna antica che resisteva nella crescente e travolgente periferia urbana.
Per quanto insignificante, c'ero anche io!
La merenda del mattino e quella del pomeriggio era prevista.
Quella del mattino si svolgeva a scuola, il processo di alfabetizzazione procedeva spedito. Erano i cosiddetti favolosi anni '60. Anche '70. Non sono così vecchio!
Le merendine non esistevano ancora o erano un lusso di pochi.
La "merendina" veniva preparata a casa.
Era il panino. Mitico, rustico e nutriente.
Molti si recavano a comprare il pane appena sfornato, direttamente in panetteria, alle prime luci del giorno e in realtà, almeno durante l'inverno, all'ultimo buio della notte.
Altri usavano il pane avanzato dalla sera prima.
Ricordo di acquisti di pane in quantità apparentemente smisurata: le famiglie erano in genere composte da un minimo di 4/5 persone sino ad infinito.
Enormi buste di carta strapiene di pane, peraltro buonissimo.
Ma ciò che potrebbe sorprendere i più giovani è la questione relativa al companatico.
Perché oltre alla classica e insuperabile mortadella, a Milano chiamata Bologna, per distinguerla da altre mortadelle, per esempio quelle di fegato, oggi quasi scomparse, il panino veniva farcito con il lardo, con la frittata, semplice o arricchita con cipolle, patate formaggio.
I bambini più fortunati e ricchi ci trovavano il prosciutto cotto e persino la fettina impanata tipo milanese.
La versione dolce del panino, molto apprezzata, prevedeva burro e zucchero, burro e marmellata e sempre per i più ricchi, persino una stecca di cioccolato.